Yin il magro

Yin Fu (1841-1909), nome pubblico De’an, secondo nome Shoupeng, fu il successore di Dong Haichuan a capo delle guardie di corte del principe Su. Godette i favori della casa imperiale e divenne istruttore di arti marziali alla città proibita; si narra che persino l’imperatore Guangxu in persona volle apprendere da lui il baguazhang.

Per l’aspetto minuto e i modi raffinati fu soprannominato “Yin il magro” e per la straordinaria forza delle sue dita “Yin dalla stretta di ferro”. I suoi allievi più illustri furono Gong Baotian (Zhanyuan) (1867-1943), che ne ereditò l’incarico a palazzo, Ma Gui (Shiqing) (1853-1940) e i figli, dei quali però solo il quartogenito, Yin Yuzhang (Peiyao) (1890-1950), insegnò pubblicamente[1].

 

Yin Fu nacque il 21° anno dell’era Daoguang della dinastia Qing (1841) nel villaggio di Zhanghuai, distretto di Ji[2], provincia di Hebei e da ragazzo studiò il tantui[3] divenendo il miglior allievo di Qin Fengyi, detto “la grande lancia dello Hebei”. Pur piccolo e magro Yin Fu era agilissimo e dotato di una forza a prima vista insospettabile. Eccelleva nelle tecniche di calcio e di salto ed era noto in tutto il circondario come un abile combattente. Proprio in quegli anni la fama del Bagua lianhuanzhang  (palmi concatenati degli otto trigrammi) correva per l’intera città di Pechino ed aveva raggiunto anche Tianjin e Jixian. Qin Fengyi aveva più volte mandato degli allievi alla capitale per misurarsi con Dong Haichuan ma tutti erano tornati sconfitti. Un giorno decise dunque di inviare il suo migliore allievo per la sfida decisiva.

Dong Haichuan viveva recluso alla corte del principe Su e incontrarlo non era cosa facile. Yin Fu prese allora dimora in vicolo Jishikou, fuori porta Chongyang e si mise, in paziente attesa, a vendere focaccine al sesamo arrostite[4] sulla strada di fronte alla reggia del principe. Quando finalmente un giorno il principe uscì con la sua scorta, lui sbarrò loro la strada e disse: “Il mio nome è Yin Fu e son venuto da Jixian per incontrare Dong Haichuan!” Dong si fece avanti, lo guardò con sufficienza e reggendo la lunga pipa con la mano sinistra distese il braccio destro in avanti col palmo all’infuori dicendo: “Allunga una mano!” Non appena Yin Fu allungò la mano, Dong la intercettò avvolgendola con una torsione così fulminea e violenta che lo scaraventò a terra rompendogli il naso. Yin Fu lo pregò in ginocchio di accettarlo come allievo, ma Dong Haichuan rifiutò. Yin Fu insistette: “Se non mi accettate come allievo mi lascerò morire di inedia qui ai vostri piedi!” Il principe Su, che aveva assistito alla scena, vedendo un uomo così magro e apparentemente fragile ma tanto risoluto, ne fu impietosito e si fece avanti: “Haichuan prendilo come allievo, faccio io da garante!”

Da allora Yin Fu si recò ogni giorno nel cortile posteriore della corte del principe per apprendere i segreti dell’arte di Dong Haichuan. All’inizio era però assai presuntuoso e mostrava interesse solo per le applicazioni al combattimento trascurando la “camminata in cerchio” (zouzhang). Più volte Dong Haichuan lo rimproverò e lo esortò da allenare con impegno questo metodo ma Yin non gli dava ascolto e ai suoi ammonimenti replicava ridacchiando. Dong non mostrò alcun segno d’impazienza o ira e lo lasciò fare. Un giorno però gli disse: “Se ridi ancora ti cadranno i denti!” Yin scoppiò a ridere e Dong lo colpì con due dita spaccandogli di netto gli incisivi. L’allievo umiliato impallidì ma il suo cuore si riempì di risolutezza e da allora prese ad allenarsi con gran impegno e giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, la sua abilità marziale crebbe divenendo solida, il suo corpo sempre più agile e veloce, le sue mani micidiali come proiettili. Tre anni dopo il principe inviò Dong a riscuotere per suo conto le tasse fondiarie e Yin Fu era al suo fianco e vi restò per quasi vent’anni. Quando l’abilità di Yin Fu giunse a piena maturazione, Dong lo indicò come suo successore a capo delle guardie della corte Su.

Yin Fu era amico di un guardiano dei granai imperiali ed una notte lo andò a trovare per alleviargli la noia della lunga veglia. All’improvviso una banda di briganti irruppe nel magazzino e Yin Fu estrasse immediatamente i “pennelli del mandarino”[5] che sempre portava appresso gettandosi contro di loro ed ingaggiando una lotta furibonda. Ne uccise quattro e ne ferì una ventina. Il capo della banda, un certo Yang, si salvò saltando il muro di cinta. Colmo d’odio e umiliazione, giurò ai suoi uomini che avrebbe lavato nel sangue l’onta di quella sconfitta. Con alcuni scagnozzi armati di coltelli e pistole, prese a sorvegliare l’abitazione di Yin Fu nella speranza di poterlo cogliere alla sprovvista. Al crepuscolo d’una torrida giornata estiva, Yin Fu si stava rinfrescando sulla porta di casa. Al calar della sera, anziché rientrare, si coricò su una branda di bambù in cortile. Yang vide l’occasione tanto attesa e con tre compagni scavalcò il muro di cinta. Con passo felpato si portò davanti all’acerrimo nemico e gli puntò contro una pistola gridando: “Yin Fu questa è la mia vendetta!” Yin Fu aveva udito chiaramente il suo avvicinarsi ma, temendo che muovendosi l’avrebbe messo allerta, finse di dormire profondamente. Alle parole di Yang spalancò gli occhi e si vide circondato dai quattro malviventi. Come un fulmine saltò di lato. Yang cercò di colpirlo ma nella concitazione ferì a morte uno dei suoi uomini. Yin ne approfittò per affrontarlo. Yang, sapeva di non aver speranza contro di lui e di nuovo fuggì scavalcando il muro di cinta. Temendo che potesse trattarsi di un ennesimo tranello, Yin Fu rinunciò ad inseguirlo. Il giorno successivo denunciò l’accaduto allo Yamen[6] che fece arrestare e condannare Yang per tentato omicidio. Dopo quel fatto la reputazione di Yin Fu crebbe ancor più solida.

Molti aspiranti allievi vennero da lui, attirati dalla sua abilità e virtù marziale. Tra questi il Grande Eunuco Liu che lo presentò al Grande Eunuco Cui Yugui, secondo comandante in capo delle guardie di palazzo dell’imperatrice Cixi. I due si misurarono e Yin Fu risultò nettamente superiore. Cui Yugui non solo ne divenne allievo ma lo introdusse nella città proibita come insegnante di arti marziali. A quel tempo il Primo Eunuco era un certo Li Lianying e quando vide Yin Fu piccolo e secco, assunse un’espressione di sdegno e disprezzo. Cui Yugui si fece avanti affrettandosi a dire: “Signore, non guardatelo con quella faccia, la sua abilità interna è davvero eccellente e la sua abilità nel combattimento è superiore a chiunque. Se non credete alle mie parole, guardate semplicemente dove è inginocchiato: le pietre sotto le sue ginocchia sono spezzate!” Li Lianying guardò e vide che in effetti era proprio così. Grande fu la sua meraviglia e subito incaricò Yin Fu di addestrare gli eunuchi e le guardie di palazzo.

Un giorno l’imperatore Guangxu lo vide e chiese chi fosse. “E’ Yin Fu, il maestro di bagua!” – gli risposero gli eunuchi del seguito. “La scuola bagua è ottima, mi piace” – esclamò l’imperatore rivolto a Yin Fu – “Vorrei anch’io imparare qualcosa, cosa ne dici, si può fare?”

Quando la corte fuggì a Chang’an perché minacciata dagli eserciti dell’Ottuplice Alleanza[7], Yin Fu scortò l’imperatore Guangxu e la madre Cixi come guardia del corpo. Dopo un anno la corte ritornò a Pechino[8] ed egli continuò a servirla fedelmente sino alla morte dell’imperatore Guangxu nel 1908, quando anziano si ritirò a vita privata. Morì all’ora wei dell’8° giorno del 6° mese del 1° anno dell’era Xuantong (1909) aveva 69 anni.

 

 

 


[1] Fu insegnante alla Hebei Guoshuguan (Palestra di Arte Nazionale dello Hebei) e capo istruttore dei reparti di polizia di Pechino e Qingdao.

[2] Secondo altre versioni a Tongzhou (Liu Fengcai. Chengpai Gaoshi baguazhangpu, p. 200).

[3] Secondo altre versioni il luohanquan (Hao Xinlian, Ma Xianda, ecc.) o altri stili.

[4] Secondo un’altra versione era invece proprietario di una fucina di rame (Liu Fengcai. Op. cit., p. 200).

[5] Due bare di metallo appuntite della forma e delle dimensioni di pennelli da scrittura, facilmente occultabili, con le quali trafiggere o colpire  punti vulnerabili dell’avversario.

[6] Corte civile e penale di epoca Qing.

[7] Nel 1900 otto nazioni straniere – Gran Bretagna, Francia, Germania, Giappone, Russia, Italia, Austria e USA – si allearono e marciarono su Tianjin e Pechino allo scopo di punire il governo cinese per il lassismo mostrato nel combattere i “boxers”. Penetrarono e saccheggiarono anche le dimore imperiali e la Città Proibita.

[8] La Cina fu costretta a firmare un armistizio a favore delle nazioni straniere e a pagare loro un altissimo indennizzo di guerra. Già fortemente indebitato da trattati precedenti (le Guerre dell’Oppio), l’impero subì un tracollo finanziario che fu una delle concause della sua caduta.